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Cristiano Cremonini tenore - foto Tommaso Costa

Cremonini con la lirica avanti pop

Vent’anni di carriera da tenore, ora con il brano “Libertà” il debutto nel cantar leggero grazie a Costa, il bassista di Dalla.

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26 | A G O R À | s p e t t a c o l i Mercoledì 20 Dicembre 2017

CREMONINI Con la lirica avanti pop
Cristiano Cremonini tenore Bologna

TENORE. Cristiano Cremonini, 43 anni, bolognese, con la Lirica ha iniziato nel 1995 ora il salto nel pop

Personaggio

Vent’anni di carriera da tenore, ora con il brano “Libertà” il debutto nel cantar leggero grazie a Costa, il bassista di Dalla. «Il belcanto? Ormai i divi sono i direttori e i registi»

a cura di MASSIMO IONDINI

Per qualcuno potrebbe essere il nuovo Bocelli, per altri l’erede di Mario Lanza. Cristiano Cremonini è invece molto più semplicemente Libertà. Il titolo del suo contagioso brano di esordio nel mondo del pop è infatti anche la sintesi perfetta della sua personalità artistica e vocale.

Una voce duttile e argentina, dall’acuto spiccato, forgiata da vent’anni di carriera lirica, iniziata nel ’95 con il verdiano Don Carlo al Teatro Sociale di Mantova. Poi sono arrivati la Scala, l’Opera di Roma, il Concertgebouw di Amsterdam, l’Opernhaus di Zurigo, il Municipal di San Paolo del Brasile, il Bunka Kaikan di Tokyo e tanti altri palcoscenici calcati dal tenore bolognese.

Un altro Cremonini, dunque, a sfornare il proprio disco quasi in contemporanea con il nuovo album dell’omonimo Cesare, a suo tempo definito suo «unico erede » da Lucio Dalla. E del loro illustre concittadino non poteva mancare la pregnante presenza in questo singolare debutto intitolato Tempo presente.

«Come cantante lirico – spiega il tenore Cristiano Cremonini – ho voluto rendere omaggio in un colpo solo a Enrico Caruso e a Lucio Dalla, con il suo grande capolavoro. Caruso simboleggia in qualche modo questo mio stesso esordio nel campo della musica leggera.

Lirica e pop insieme, qui nello stile della canzone napoletana. E poi ho anche voluto celebrare, nel quarantesimo anniversario della morte, la figura straordinaria di Maria Callas che mi ha sempre colpito per avere stravolto con la sua personalità la tradizionale immagine della cantante lirica. Una voce non bella come quella di Renata Tebaldi, ma molto particolare. Incarnava davvero lo spirito della diva e dell’eroina romantica. Da grande interprete, ha reso moderno il melodramma.

Ha creduto nelle favole e ha cantato alle nuvole, come dico nel testo di Maria». Brano che è uno dei quattro inediti dell’album (tre dei quali cofirmati dallo stesso Cremonini) che vedono la collaborazione del direttore d’orchestra e pianista Paolo Zavallone e di Antonella Maggio, già autrice più di quarant’anni fa del testo di Un amore così grande per il tenore Mario Del Monaco.

Ma il deus ex machina di questo esordio pop di Cremonini è stato Roberto Costa, ex bassista e fonico di Lucio Dalla della cui trentennale collaborazione ha evidentemente fatto tesoro, portando anche avanti il cosiddetto “Dalla sound” con il gruppo Dallabanda (presente nel disco) fondato dopo la morte del grande cantautore.

«Allevato alla sua scuola – spiega Costa, produttore dell’album – ho imparato la regola del “perché no”: con Lucio tutto era ogni volta una nuova sfida sonora, sperimentazione di linguaggi. Di Cremonini cantante lirico ho avuto il merito di intuire la naturale vena swing tipica del pop.

Così in questo disco ho mescolato un po’ di arrangiamenti futuribili e tradizionali perché non è facile né possibile traghettare di colpo un tenore dalla lirica alla musica leggera». Spazio così anche a sei grandi cover, duettando con l’ispirata Barbara Cola in Beautiful that way (il tema di Nicola Piovani del film La vita è bella di Benigni) e Memory (dal musical Cats), omaggiando ancora Dalla con Piazza Grande e sfidando Massimo Ranieri con Perdere l’amore ma soprattutto Puccini e i puristi con una versione pop-jazz di Nessun dorma, debitamente abbassata di tono.

«Del mondo della lirica – confessa Cremonini – non ne potevo più. Troppe regole, troppa rigidità. Non riuscivo più a esprimermi al meglio e a dare spazio alla mia vena creativa di cantante e interprete. Cito don Camillo di Guareschi quando dice di sentirsi come una corazzata chiusa in una stagno: ecco, appena mi muovevo c’era la rivoluzione dei ranocchi. Così mi sono detto: ho 43 anni, ora o mai più. Ho disdetto tutti i contratti e ho fatto il grande salto. Voglio esprimermi attraverso la mia originalità anziché sottostare alle regole ferree del belcanto. Basta con la ricerca di una perfezione esecutiva che io non avverto più appagante e autentica per me. Io mi sento crossover, mi piacciono più stili».

Libertà, dunque. Il primo singolo dell’album è anche un video girato a Bologna e realizzato dal regista Mimmo Verduci, già coautore del cd celebrativo del Giubileo del 2000 Abbà Pater con la voce di papa Giovanni Paolo II, nonché collaboratore tra gli altri di Celentano, Ramazzotti, Zero, Baglioni e Anna Oxa.

Autore anche dei libri Il tenore all’opera e Opera d’amore, Cremonini getta ora la maschera e sfida il pop sulla scia di giganti del calibro di Pavarotti, di Vincenzo La Scola o dei citati Bocelli e Lanza. Male andò invece ad Alessandro Safina, tenore che tentò la via di Sanremo nel 2002 ma finì nel dimenticatoio assieme al suo Perduto amore.

Certo, c’è poi chi del belcanto in salsa pop ha fatto un impero. «Il Volo? Viene sempre premiato come voce lirica, ma nessuno di loro tre ha mai cantato un’opera – dice Cremonini –. Io invece ho alle spalle un altro tipo di carriera, con decine di Elisir d’amore e di verdiani Requiem che mi danno forza. Mirella Freni dice sempre che si fa carriera soprattutto dicendo dei “no”. Io l’ho fatto con la Bohème e il personaggio di Rodolfo. E ora ho detto “no” a tutto il mondo della lirica, in cui ormai sono considerati dei divi i direttori d’orchestra e i registi. Noi cantanti? Sempre più in secondo piano».

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